Monna Lisa


DuomoDalla nostra casa vedo i campanili.

Esco, rientro e ritrovo questa incredibile luce che muta con il mutare delle ore. Mi toglie il fiato il posto dove ho scelto di vivere, tramonti da brivido e il volume su Leonardo da Vinci di Frank Zöllner (Taschen), aperto sul ritratto di Monna Lisa.

Un raggio di sole lo colpisce nel pieno e una certezza lampante fulmina la mia mente: la vedo materializzata nelle due sigle apposte sul braccio di Monna, le iniziali di Leonardo L.V sono lì, sotto gli occhi di tutti, sotto i miei esterefatti…

LdV

Chiamo Silvio. Lente d’ingrandimento, nessun abbaglio!

Felicità!

Senza aver avuto sott’occhi per diciannove anni la L.D.V. della formella, non credo che avrei avuto una possibilità come questa! Irripetibile!

Poi, discutendone con calma sono arrivata alla considerazione semplicissima che può fare soltanto un artista: l’opera si firma quando la si ritiene compiuta.

Secondo me Leonardo firmava le opere che riteneva compiute.

Come nella fisica,  la strada che conduce alla verità
è quella più semplice! E credo che valga sopratutto nella vita.

C’è la guèra!


” Hai sentito? ..
Adelma … c’è la guèra!”

“Lo so!”

“lo ‘na soluzione ce l’avrebbe!
A fa a tortorate su un ringhe
tra dè loro … chi vince ha vinto la guèra”

La guardo
pure Santa è eccelsa!

“Che c’entrano li pori fiji de mamma
có li schiribizzi
dè sti fiji dé ‘na gran mignotta?!. .. ”
E ci ha ragione!

“Vedresti, bella mia,
come le guère sparirebbero
da la faccia dér monno!”

L’aiuto a piegare il grosso cartone

Ha le mani rattrappite dall’artrosi
il volto segnato da dolori
e stenti secolari

E’ una piccola quercia curva
per via della cicòria
che andava raccogliendo
nei prati di Pomezia
e ancora più giù a Torvajanica
“Lo polistirolo nun lo posso riccojie
me dole la schina.”

Impara, mondo marpione
una vecchietta si scusa